In un condominio, dalla splendida vista  che si affaccia  sul “presepe” come lo definisce  Don  Gennaro  (Salemme),  si raccontano le vicende e si consumano i drammi della “piccola borghesia” disposta a cedere a qualunque compromesso o ricatto pur di salvaguardare la propria convenienza e la facciata di apparenza.

Pur toccando temi molto delicati ( lavoro, illeciti, truffe.. tanto per citarne alcuni), la commedia è un po’ fuori dagli schemi melodrammatici a cui ci aveva abituato Salemme.

Il linguaggio appare più  fluido e leggero, con battute e gag più vivaci, che rendono sicuramente più fruibile  l’ opera da un platea più giovane abituata  ai social ed al web.

L’ autore  tuttavia non abbandona completamente la provenienza dalla commedia classica, e i suoi dialoghi dal terrazzo con il suo dirimpettaio “don Eduardo”  sono un palese omaggio al grande Eduardo , tra l’ altro suo maestro, che tutti ricordiamo nei monologhi “della caffettiera e del cuppetiello”  ne “ Le voci di dentro”.

In questa commedia esilarante in due atti, Salemme racconta il lato più oscuro dell’animo della società contemporanea, sopraffatta dalle paure del particolare contesto storico caratterizzato da conflitti e violenze inenarrabili. Questa umanità spaventata è disposta a tutto  pur di salvaguardare le proprie  certezze ma soprattutto è pervasa da un odio profondo verso la felicità del prossimo tanto che adotta ogni strategia pur di rendere infelici gli altri anziché  provare  a rendere felici se stessi.

Dopo due ore di risate,  il sipario si chiude lasciandoci con grandi spunti di riflessione .

Da non perdere!

Maria Pia Ascione